Sony A7R & A7rmkII sul campo di battaglia

La mia avventura con Sony è cominciata con la prima A7R, l’estate scorsa, affiancata dal 24-70 Zeiss. Dopo un anno e mezzo di esperienza col formato APS-C era arrivata l’ora di buttarsi a capofitto sul formato pieno.

Partiamo dalle basi: la differenza di formato.

Da quanto si può leggere in rete è opinione diffusa che la scelta del Full Frame sia obbligatoria per avere migliori prestazioni ad alti ISO ed uno sfuocato migliore. Per quanto mi riguarda, da fotografo posso dire che i punti di forza del formato pieno sono il realismo dell’immagine, la tridimensionalità e il distacco dei piani che un formato più piccolo difficilmente può raggiungere. Per quanto riguarda la tenuta ISO, personalmente reputo che i moderni sensori APS-C siano in grado di produrre immagini tranquillamente stampabili anche a 1600-2000 ISO (in condizioni di luce bassa, ma pulita) con una grana abbastanza fine da non essere invasiva neppure in stampe di grandi dimensioni (50x75cm e oltre).Nel caso specifico della prima A7R, l’ho sempre considerata una macchina in grado di sfornare file puliti (in base al tipo di illuminazione) fino ad un range di 2000-3200 ISO. Ci terrei ad aggiungere che scatto per 12 mesi l’anno nelle più svariate situazioni e condizioni possibili e che ragionevolmente parlando non ho quasi mai bisogno di tirare il sensore oltre i 1600 ISO. Sinceramente non ho mai trovato alcuna utilità nell’avere sensibilità superiori ai 6400 ISO, specialmente quando lo scopo è quello di portare a casa belle foto e soprattutto stampabili senza fotoritocco. Parlando del controllo della pdc, sicuramente il Full Frame è più difficile dell’APS-C da utilizzare, ma regala grandi soddisfazioni. Andando nello specifico, anche se per ottenere la stessa pdc siamo costretti ad usare diaframmi più chiusi (spesso la differenza è di almeno 2 stop pieni), il formato pieno offre uno sfuocato più morbido, più spalmato e più piacevole. Volendo usare un termine più elementare, lo sfuocato risulta “più grande”. Per tirare fuori da una macchina FF il massimo occorre sicuramente una grande esperienza (sia delle varie focali, sia dei diaframmi, che di tutte le variabili che imprimono fisicamente l’immagine sul sensore) e una certa dedizione nella ricerca della cura dei dettagli. La Sony nel 2013, con la A7R, ha tirato fuori un bel mostro. Almeno per quanto riguarda la qualità d’immagine e il concentrato di “potenza”. Una macchina a formato pieno piccola, leggera e che col mirino elettronico offre un grandissimo vantaggio rispetto alle classiche reflex quando si tratta di esporre bene uno scatto. Il 24-70 ZA è sempre stato un ottimo compagno d’avventura, a cui si è subito aggiunto il 70-200 G appena uscito.

***SONY A7R & ZEISS 24-70 @ f5.6***

Come mai proprio la Sony? Prometteva bene: dimensioni azzeccate e un range di obiettivi di alta qualità con prezzi e dimensioni contenuti. In giro per il web pare che vada di moda lamentarsi della “limitata” scelta di ottiche per il sistema FE di Sony; io posso limitarmi a dire che tutte le ottiche native che ho avuto modo di provare e/o acquistare sono di alto livello. Personalmente ritengo che avere una scelta anche solo di 20 obiettivi (che saranno quelli prodotti da Sony entro il 2016 a cui si aggiungeranno altri produttori), ma di cui tutti con ottime/eccellenti prestazioni e posizionati in modo da coprire tutti i range focali più utilizzati, sia un’ottima cosa. Attualmente l’unica ottica di cui sento la mancanza per la mia Sony sarebbe un 135mm fisso con attacco FE nativo, anche se è possibile che ne annuncino uno da qui a breve.

Torniamo alla fotocamera. Dopo un anno di utilizzo molto intensivo posso tirare le somme e valutarne pro e contro.

Tra i “contro” sicuramente bisogna citare la scarsa velocità dell’autofocus; AF che in condizioni di luce un po’ bassa arranca ad agganciare il soggetto. Utilizzando il punto AF di dimensioni minime (S, nel menù) con scarsa illuminazione la messa a fuoco automatica diventa problematica se non addirittura impossibile. Col punto di dimensioni medie (M) l’AF aggancia ma piuttosto lentamente, salvo in alcuni frangenti perdere e riagganciare il soggetto. Tutto questo ovviamente non si può dire quando si scatta in condizioni di luce più normali e meno “gravose” per la fotocamera, sempre a patto che non si pretenda di fare fotografia sportiva. Un’altra parte sicuramente migliorabile è il mirino. Poco risoluto (spesso ingrandendo l’immagine trovavo difficile capire se la foto era perfettamente a fuoco e ferma) e con una resa della luce e dei colori non proprio delle migliori; in certe occasioni può capitare di vedere dominanti di colore che poi nel file effettivamente non ci sono (meglio così direi) oppure di giocare con la sovra/sottoesposizione per ottenere un certo contrasto salvo poi scoprire che il file che abbiamo ottenuto non è come ce lo aspettavamo (quindi o troppo scuro o troppo chiaro). L’utilizzo del flash in manuale è limitato al sincro di 1/160s, il che potrebbe essere un limite più o meno grande per chi vuole lavorare con la macchina in totale libertà. Per quanto riguarda la parte video, anche se non ho avuto modo di testarla in maniera approfondita, ho avuto l’impressione che il file di uscita non fosse all’altezza di quello di altre macchine Sony (anche dotate di sensori ben più piccoli, come la RX10 per esempio) che sfruttano la codifica XAVC.

Veniamo ai “pro”.

L’ergonomia è molto buona: il corpo macchina col battery grip rimane leggero ma ben bilanciato con tutti gli obiettivi del sistema FE. L’unica cosa migliorabile era il tasto C1 sul battery grip, troppo incassato e spesso difficile da trovare in maniera intuitiva. Esposimetro e bilanciamento del bianco automatico svolgono bene il loro lavoro rendendo la vita più facile ai meno smaliziati (come già riportato prima in diverse occasioni il mirino mostra dominanti di colore “strane”, che si può essere tentati di voler correggere, ma quando si visualizza il file su uno schermo tarato e di qualità ci si rende conto che i colori sono pressoché perfetti). La qualità d’immagine è veramente di alto livello, sia del JPEG che del file ARW. Il grezzo di Sony è abbastanza facile da sviluppare; usando le pellicole adeguate direttamente in macchina è già possibile portarsi a casa file JPEG di qualità ottima. Il livello di dettaglio ottenibile con 36 MP senza filtro AA offre un grande realismo e un’ottima resa delle superfici e dei colori. Parlando di dettaglio fine bisogna tenere presente che se il 24-70 ZA ed il 70-200 G sono entrambi ottimi otticamente parlando, il livello di risoluzione ed incisività ottenibili con ottiche fisse (tipo Zeiss Loxia e Zeiss Batis) è nettamente superiore. La qualità costruttiva è ottima: dal corpo macchina al battery grip agli obiettivi, tutto da sempre una gran sensazione di solidità. Oltre alla A7R nel mio corredo ci sono i già citati 24-70 ZA f4, il 70-200 G f4, lo Zeiss Loxia 50 f2 ed i nuovi Zeiss Batis 85 f1.8 e 25 f2. Senza eccezioni, sono tutti oggetti ben fatti, curati e resistenti. Non ultimo il display esterno basculante è molto utile quando si tentano scatti da punti di vista insoliti; con la macchina quasi appoggiata per terra oppure sospesa in aria sopra la folla si riesce sempre a portare a casa lo scatto. Un range ISO utilizzabile con ottimi risultati da 50 a 2000, e ancora piuttosto buoni a 3200, permette di scattare in ogni situazione e di ottenere sempre file stampabili con risultati ben più che soddisfacenti.

Il prezzo è centrato in pieno. La macchina non sarà la più veloce, però nel suo complesso offre un’esperienza di ottimo livello (anche grazie alle ottiche di alta qualità disponibili a prezzi decisamente adeguati) e una facilità di utilizzo che le reflex Full Frame ancora si sognano. Per entrare nel mondo del formato pieno e dell’alta risoluzione senza spendere grosse cifre, direi che la A7R col suo parco ottiche è la migliore scelta come prima macchina.

Veniamo ora al vero piatto forte.

Un anno fa se ne parlava col nome in codice di A7X.

***Nella galleria qui sotto potete vedere alcuni scatti di prova fatti con l’ultima arrivata di casa Sony. La foto della carrozzeria è stata scattata a 3200 ISO e nel dettaglio si può vedere che dettagli e colori sono ancora perfettamente leggibili. Notare anche il realismo del vetro e la dinamica dei colori***

La A7RmkII è la cosa più lontana che c’è da un semplice upgrade. Con la vecchia A7R condivide solo il menù: tutto il resto è completamente nuovo. È molto più veloce, è molto più precisa, ha un sensore che non ha nulla a che vedere col “vecchio” da 36MP, è stabilizzata, filma in 4K sia su supporto interno che esterno, ha un mirino completamente nuovo e un’ergonomia ancora più raffinata. Ho fatto appena in tempo a comprare il Batis 85mm per provarlo sulla vecchia A7R, che l’ho cambiata per passare al modello nuovo. Cos’è successo di preciso? Stavo giusto cominciando a vedere la mia “vecchia” Sony che con i nuovi Zeiss sfornava immagini di una qualità raramente vista prima… poi nel giro di pochi giorni mi sono ritrovato per le mani la macchina nuova col top degli obiettivi AF attualmente disponibili. Non saprei bene nemmeno da dove cominciare.

Comunque sappiate che “mkII” in questo caso non significa upgrade. A mio avviso è più una rivoluzione.

Partiamo dalla fine, dagli aspetti negativi.

Con qualche anno di esperienza molto intensiva e avendo avuto/provato le più svariate fotocamere uscite negli ultimi anni le aspettative che avevo per una macchina come la nuova Sony si sono alzate parecchio. Dopo due mesi di utilizzo non ho ancora riscontrato nessun difetto; niente che possa essere definito un limite o una mancanza. Finalmente quello che vede l’occhio attraverso il mirino è molto fedele al file di uscita. Ingrandendo l’immagine si capisce facilmente se è perfettamente nitida o meno, se c’è del micromosso o meno. Al di là di quel minimo effetto “digitale” che hanno praticamente tutti i mirini elettronici quando si ingrandisce una foto al 100% (e oltre) non c’è proprio nulla da segnalare. Ovviamente visualizzando il file su uno schermo professionale tarato, oppure proiettato o meglio ancora stampato l’immagine risulta ancora più appagante. Sempre restando in tema mirino, per fare un confronto con la macchina precedente, grazie a quello nuovo si può usare l’ingrandimento per la messa a fuoco manuale senza nemmeno più attivare il contrasto del focus-peaking: l’immagine risulta nitida e risoluta a sufficienza da rendere quasi inutile la visione del bordo colorato che evidenzia l’area a fuoco.

I colori non hanno nulla a che vedere con quelli del modello precedente e la macchina reagisce molto bene alla personalizzazione delle pellicole, senza generare quell’effetto “finto” che spesso appariva sui file del vecchio modello. La mia impressione, da fotografo, è che complessivamente l’immagine risulti nettamente più “brillante”, più viva ed incisiva di prima. Il realismo è impressionante sia quando si analizza il dettaglio fine sia quando si valuta la resa delle superfici (che siano metallo, legno, pietra o acqua risultano sempre incredibilmente reali). Non è solo questione di avere 6MP in più. Questa volta ce ne sono 42, ma di una caratura del tutto nuova e per quanto sia valido il nuovo display è necessario valutare la qualità dei file su macchine professionali e facendo qualche stampa di grandi dimensioni evitando di “pacioccare” col fotoritocco.

***Un piccolo assaggio delle tonalità e dei contrasti che il vecchio modello non è mai stato in grado di riprodurre***

Il sensore stabilizzato permette ai fotografi con una mano mediamente ferma di scattare con ottiche fisse e tempi ridicoli. Tanto per farvi un esempio: fino a 2 mesi fa scattare con una macchina Full Frame (super risoluta) a mano libera, con un 85mm a 1/30s era fantascienza; adesso è la norma (anche se i più smaliziati non avranno nessun problema a scendere a 1/20s). Se parliamo invece di grandangoli, come ad esempio il Batis 25mm, tempi di scatto di 1/10s a mano libera diventano routine (si scende anche al di sotto, ma bisogna già essere dei tiratori scelti). La macchina stabilizza veramente tanto; per una grossa reflex dello stesso formato con battery grip questi sono risultati praticamente impossibili da raggiungere con ottiche non stabilizzate.

La nuova messa a fuoco è nettamente più veloce e precisa di prima, a prescindere dalla dimensione del reticolo AF selezionata. L’AFC è largamente utilizzabile. Indifferentemente dal tipo di AF scelto si può tranquillamente comporre l’immagine e mettere a fuoco un soggetto ai bordi, in qualsiasi condizione di luce. Selezionando l’area AF ad inseguimento soggetto è possibile fare fotografie dinamiche anche durante eventi sportivi. È sufficiente scegliere il reticolo più adatto alla situazione e la macchina difficilmente non inchioderà il soggetto. Nell’ultimo test che ho fatto con AFC e l’inseguimento soggetto attivo, la percentuale di foto a fuoco era molto prossima al 100% anche muovendosi con l’inquadratura di 180° da una parte all’altra. Passando da aree sotto la luce diretta del sole a zone in ombra piena la macchina non fa una piega e non molla quasi mai il soggetto: le immagini sono sempre congelate e ben esposte. È importante che ciò che vogliamo mettere a fuoco occupi bene il reticolo di messa a fuoco selezionato perché la macchina è molto reattiva e sensibile ai minimi movimenti anche con focali relativamente corte e a decine di metri di distanza. Sul versante AF c’è di che essere veramente soddisfatti; è solo uno dei vari aspetti che vi farà velocemente dimenticare la vecchia macchina. Le uniche condizioni in cui l’AF può avere dei problemi sono le stesse in cui qualsiasi altra macchina normalmente può avere problemi ad agganciare: zone monocromatiche con scarso contrasto, superfici riflettenti o trasparenti…

Insomma la macchina funziona alla grande.

La resa degli stessi obiettivi che usavo sulla prima A7R è migliorata notevolmente, che siano zoom o fissi, il risultato finale è superiore nel 100% dei casi. In questo caso ovviamente il grande passo in avanti è dovuto al sensore nuovo perché le ottiche erano già eccellenti prima. Anche se a vederla da fuori può sembrare identica, l’ergonomia è stata ulteriormente migliorata; il nuovo battery grip è veramente valido. I pulsanti ora si trovano rapidamente con le dita e si lasciano usare in maniera intuitiva fin da subito. Le nuove ghiere, il pulsante di scatto rinnovato e la nuova impugnatura la fanno sentire in mano come una macchina totalmente nuova. Personalmente non prendo neanche più in considerazione l’idea di scattare senza il grip.

***La consistenza degli oggetti ripresi e lo stacco che acquistano rispetto allo sfondo è impressionante anche a distanza***

Per la gioia dei fotografi con l’ansia da prestazioni ISO, anche su questo versante siamo di fronte ad una vera rivoluzione. Direi che con luce bassa ma “pulita” ora si può tirare il sensore anche a valori di 6400 ISO mantenendo una qualità d’immagine buona e una grana molto molto fine. Grana visibile, forse, solo su stampe veramente grandi. Stiamo parlando di sensibilità a cui non lavoro mai, eppure non ricordo nessun’altra macchina in grado di conservare tanto dettaglio fine nemmeno a valori dimezzati (3200 ISO). Solo tre anni fa avrei detto che per raggiungere questo livello ce ne sarebbero voluti altri dieci… e invece eccoci qua.

Il flash ora si lascia utilizzare in manuale senza le limitazioni del modello precedente.

Un confronto del tutto impari col vecchio modello sarebbe pure quello sul versante video, anche se meriterebbe delle prove più approfondite. La macchina richiede l’utilizzo di schede da 128GB UHS II (1000x) per registrare internamente in formato XAVC 4K; la qualità video è veramente impressionante e si può considerare molto buona pure usando il formato più leggero MPEG4. Ci si può largamente dimenticare dell’AVCHD che tirava fuori la vecchia A7R; qui siamo su un altro pianeta.

Questa volta posso dire che il limite di ciò che è possibile fare con una macchina fotografica è stato alzato di molto. Avendo cominciato a scattare seriamente qualche anno fa, anche se qui andiamo in territorio APS-C, posso paragonare il salto in avanti fatto da Fuji tra X-E1 e X-T1 a quello fatto da Sony tra A7R e A7RmkII. Il salto in avanti è enorme ed è stato fatto su tutti i versanti, senza tralasciare nulla.

Una piccola nota riguardo alcune cose che troverei molto utili se fossero aggiunte da Sony sui nuovi corpi macchina, e che forse richiederebbero solo un aggiornamento firmware su quelli attuali:

1) la possibilità di selezionare altri aspect ratio tradizionali come 1:1 e 4:3 (oltre ai già presenti 3:2 e 16:9)

2) la possibilità di convertire direttamente in macchina il file ARW in JPEG, TIFF e PSB con le varie regolazioni pellicola e aspect ratio

3) l’aggiunta di altri parametri con cui si possono personalizzare le varie pellicole (o Creative Style, nel menù) e una loro regolazione più fine

4) l’aggiunta di qualche nuovo Creative Style (tipo simulazione di pellicole “old style”)

Conclusioni… a meno di due anni dal lancio del primo modello, la Sony ora ha per le mani un sistema veramente maturo che vedrà l’arrivo di 8 nuove ottiche FE native entro la primavera del 2016 a cui si potrebbero aggiungere nuovi obiettivi Zeiss (Loxia e Batis) e Sigma sarà presto della partita. Senza contare l’arrivo sul mercato di nuove ottiche da cinema con attacco FE, l’offerta è attualmente molto ampia e può soddisfare sia i professionisti che gli appassionati più esigenti.

La nuova A7RmkII è una macchina di alto livello, con ottime prestazioni su tutti i versanti (autofocus, mirino, stabilizzazione, file di uscita…), unica nel suo genere e non fa sentire la mancanza di concorrenza. Si lascia usare come se niente fosse, facile ed intuitiva, compatta e leggera; scattare ormai è diventato un gioco. Senza ombra di dubbio, tra tutte quelle che ho provato in questi ultimi anni, è la prima macchina Full Frame con possibilità di impiego a 360°. Sicuramente sarà la mia compagna di viaggio per diverso tempo. Il prezzo è in linea con le prestazioni che il corpo macchina offre. Se vogliamo vederla da un altro punto di vista, la A7RmkII fa più di quello che facevano le vecchie A7R e A7S, lo fa molto meglio, molto più velocemente, e ad un prezzo inferiore all’acquisto dei due corpi macchina della vecchia generazione.

***SONY A7RMKII & ZEISS 24-70 @f4.5***

Per la prima volta si ha la sensazione di non avere più nessun limite, né creativamente né tecnicamente parlando.

***Tutte le fotografie mostrate nelle gallerie sono i JPEG originali Sony senza alcun fotoritocco***

(seguite la mia sezione NEWS per non perdervi le ultime novità riguardanti corpi macchina ed ottiche già recensiti: oltre a questa recensione della Sony A7RmkII saranno disponibili a breve altri articoli riguardanti autofocus, gamma dinamica, colori e tenuta ad alti ISO)