Fujifilm GFX-50R

Quando Fujifilm annunciò la GFX-50R ormai due anni fa, capii che qualcosa di grosso stava per accadere. Per l’azienda giapponese probabilmente era l’unica chance di sopravvivere nel mercato della fotografia di alto livello, per noi fotografi invece è stata l’occasione storica di poter mettere le mani su un oggetto di livello veramente alto al prezzo di un corpo macchina a pieno formato.

Dal punto di vista freddamente numerico l’affare era questo: un succoso +70%.

Ma il +70% di che cosa esattamente?

Una persona che può definirsi fotografo non deve nemmeno porsi la domanda e cercare una risposta. Il settanta per cento in più di tridimensionalità, realismo e plasticità dell’immagine.

Tutto questo non era gratis naturalmente, e per fare l’affare bisognava rinunciare a qualcosa, anzi a moltissimo a dircela tutta.

A oltre 1100€ in meno del prezzo a cui è stata presentata la GFX-50R, una macchina full frame come una Sony A7Rmk3 offriva alcune cose irrinunciabili in più: IBIS, PDAF, una marea di obiettivi e un’ergonomia perfetta (impugnatura, mirino centrale, battery grip) per farci qualsiasi cosa senza l’ombra del benchè minimo limite.

C’è un però.

Però la Fujifilm stava portando sul mercato una macchina medio formato, dove per “medio” si intende nient’altro che un sensore in formato 4/3 con una superficie maggiore del 70% rispetto al 35mm, che ad oggi è scesa a costare appena più di una Sony A7RmkIV (che attualmente dal punto di vista della qualità d’immagine è il riferimento del mercato full frame).

Il bilancio dare/avere è presto fatto e ogni fotografo dovrebbe sapere cosa è disposto a perdere per avere quel guadagno.

Per chi scatta molto con ottiche fisse non avere il sensore stabilizzato può voler dire smettere di fare foto, il chè non è un’opzione praticabile. Per chi ha bisogno di riprendere soggetti con una certa rapidità e affidabilità da parte dell’autofocus avere una messa a fuoco solo a contrasto può voler dire perdere un buon 70-80% (o più) delle foto. Per altri semplicemente non avere la focale che si desidera significa che non ha nemmeno senso uscire di casa con la macchina fotografica.

E adesso veniamo a quel “però”.

Il “però” della Fujifilm è stato che contemporaneamente ha annunciato lo sviluppo della GFX-100, e per chi segue lo sviluppo del mondo della fotografia è stato piuttosto facile capire che presto o tardi quel sensore stabilizzato (più per lo stabilizzato che per i 100 MPX) sarebbe approdato anche sull’erede della GFX-50R. Questa cosa in particolare deve ancora succedere, ma succederà e verosimilmente non manca molto.

Il secondo “però” della Fujifilm è stato l’annuncio dello zoom Fujinon GF 45-100 f/4 OIS.

L’ordigno nucleare sganciato sui concorrenti nel settembre del 2018, almeno a mio avviso, è stato l’annuncio di quell’obiettivo piuttosto che della macchina medio formato dal prezzo accessibile.

Perchè?

Perchè per chi ama fare reportage avere un range di focali equivalenti e stabilizzate che va da circa 35 ad 80mm significa che come per magia una GFX-50R diventa un’opzione percorribile. Nel senso che diventa una macchina utilizzabile. Sì, perché una macchina medio formato non stabilizzata con ottiche fisse o zoom non stabilizzate è del tutto inutile senza un cavalletto.

Qual’è la parte eccitante del giocattolo?

Lo zoom Fujinon GF 100-200 f/5.6 e lo zoom grandangolare che potrebbe uscire nel corso del 2021 dovrebbero fornire al sistema GFX un range di focali zoom e soprattutto stabilizzate che andrebbero a coprire dai circa 16mm equivalenti fino ai 160.

Il che è definibile il sogno proibito di chiunque ami la fotografia.

Il terzo ed ultimo “però” di tutta questa storia è la GFX-100R o qualunche possa essere il nome del prossimo modello.

Sensore stabilizzato, autofocus molto veloce, e possibilità di utilizzo che vanno a soddisfare quasi il 100% delle necessità di molti appassionati.

Ovviamente una GFX non offrirà mai la velocità di una mirrorless full frame dell’ultima generazione e la stessa enorme scelta di obiettivi, ma quel che offrirà per molti sarà più che sufficiente. Non a tutti interessa fare sport, avere un 14mm f/1.8 oppure un 600mm f/4.

Inutile dire che in qualsiasi caso, almeno dal punto di vista della qualità d’immagine, una GFX-50R sarà superiore ad una futura Sony A7RmkV o mkVI o MKVII.

Tutta questa considerazione voleva essere solo un’introduzione a una piccola serie di immagini che ho ripreso durante il mio ultimo reportage nell’agosto del 2019, tra Singapore, Malesia e Sulawesi.

Purtroppo l’utilizzo della GFX-50R col suo cinquantino (GF 63mm f/2.8) è stato un contorno al grosso del mio lavoro, lavoro che invece ho realizzato con la X-H1 e il 18-135 per ovvi motivi. Scattare a mano libera con una macchina medio formato senza IBIS è veramente doloroso. Difficile e doloroso.

La prima manciata di foto è di Singapore, sia diurne che notturne.

Le prossime sono di Penang, in Malesia.

Per concludere alcune di quelle mi hanno dato più soddisfazione; le prime due gallerie (una a colori e l’altra in bianco e nero) sono di fotografie scattate a Makassar, la capitale dell’isola indonesiana di Sulawesi, mentre l’ultima riguarda integralmente una cerimonia funebre a cui ho assistito nella reggenza di Tana Toraja (sempre nel Sulawesi) ed un paio di scatti fatti al mercato dei bufali della zona.

 

Lo zoom 45-100 è la naturale prosecuzione della serie GFX-R. Avendolo avuto un anno prima la quantità di scatti di un certo livello che ho realizzato in Indonesia e non solo sarebbe stata 10-15 volte superiore sia nel numero che nella varietà delle situazioni (rispetto a cosa ho potuto fare con il 63mm fisso).

Se da una parte è vero che non si può avere tutto dalla vita, dall’altra è ancor più vero che adesso è possibile avere QUASI tutto.

C’è solamente una grossa nota dolente che è giusto menzionare: l’affidabilità.

In questo ambito Fujifilm deve ancora migliorarsi esponenzialmente; vediamo assieme perché.

La mia prima Fujifilm è stata una X-E1 acquistata su consiglio del mio amico, nonché maestro, Silvio Bisio prima di partire per l’Australia all’inizio del 2013. Da allora di materiale Fujifilm ne abbiamo avuto per le mani a bizzeffe; X-E2, X-T1, X-Pro2, X-T2, X-T20, X-H1 ed innumerevoli obiettivi che ancora conserviamo. L’unico altro produttore di materiale fotografico con cui lavoro da anni è Sony, con la prima A7R acquistata ad inizio estate nel 2014, poco dopo essere tornato dal giro di reportage in Giappone. Avendo posseduto ed utilizzato molto intensivamente svariati corpi macchina ed ottiche sia di Fujifilm che di Sony posso dire di avere abbastanza esperienza per giudicarne l’affidabilità.

Credo di non sbagliarmi se dico che il Fujinon GF 63mm f/2.8 non funziona ed è un progetto nato male, così come altri (pochi, per fortuna) di casa Fujifilm che riguardano l’X-Mount.

Su due GF 63mm (di cui uno è il mio) che ho provato fin’ora entrambi hanno lo stesso difetto e trovo abbastanza ridicolo constatare che in rete si parli molto degli eccitanti dati di vendita di Fujifilm senza mai un accenno alla quantità di materiale malfunzionante che viene immessa in commercio. Il problema del 63mm riguarda la messa a fuoco: capita spesso che un buon 10-20% degli scatti risultino poi fuori fuoco anche se la macchina lascia vedere il reticolo di messa a fuoco colorato di verde. Talvolta il problema è così evidente che è possibile accorgersene prima di scattare, con la macchina che da luce verde per la messa a fuoco sul soggetto quando in realtà a fuoco c’è lo sfondo oppure il nulla assoluto. La stessa identica cosa si è verificata nel lontano 2017 quando ci è stata lasciata in prova una GFX-50S con un altro esemplare dello stesso obiettivo. Scattando con flash e con tutta la tranquillità del mondo capitava di vedere le immagini come se fossero leggermente mosse (cosa alquanto improbabile ad 1/125s col flash che congela l’immagine). Dopo aver acquistato la GFX-50R abbiamo constatato che si trattava di questo problema e verosimilmente riguardava chissà quante altre unità.

Posso aggiungere con altrettanza certezza che il problema riguarda solo il GF 63 e non altre ottiche GF-Mount avendo avuto modo di provarle quasi tutte (attualmente oltre a questo possiedo solo il GF 120mm f/4 e il nuovo GF 45-100mm f/4) e riscontrando sempre un’ottima percentuale di immagini perfettamente a fuoco. Questo è un buon punto a favore della GFX-50R perché significa che la macchina per avere una messa a fuoco solamente a contrasto lavora molto bene e molto meglio delle vecchie messe a fuoco a contrasto (X-E1 tanto per dirne una) a discapito di cosa era lecito immaginarsi quando è stata presentata.

Un’ulteriore nota dolente, dello stesso tipo, riguarda l’ottica GF 23mm f/4 che ci è stata prestata e semplicemente ha smesso di funzionare ed ha richiesto l’intervento dell’assistenza.

Ecco, in un sistema dove il corpo macchina più economico viene presentato ad una cifra di circa 4600€ questo genere di cose non deve succedere e basta.

In questo ambito, l’affidabilità, la strada di Fujifilm è ancora tutta in salita.

Dal punto di vista squisitamente fotografico invece la strada che è stata tracciata dalla casa giapponese rappresenta innegabilmente la cosa più innovativa ed eccitante che sia capitata nel mondo della fotografia da quando Sony, 5 anni prima, lanciò le sue prime mirrorless full frame.

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